
Avevo una soffitta. Era grande, bella, bohémienne, blu. È stata la scenografia della mia infanzia e giovinezza. Quando disegnavo o dipingevo alzavo lo sguardo e vedevo la luna, discreta osservatrice della mia vita in uno spazio magico di vecchi giochi d’infanzia, d’incontri, di letture, di musiche, di silenzi, di solitudini preziose, creative, profonde. Lì ho vissuto e ho creato.
È stata il teatro di tante storie ma solo di una, ora, vorrei raccontare. Una storia accaduta dopo il mio primo scontro diretto con la signora vestita di nero che con la sua falce ha strappato violentemente le mie certezze, le mie radici, la mia infanzia. Vai all’articolo